STELLA A OTTO PUNTE

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Stella a otto punte

Tutti le figure e i simboli tessuti sui tappeti possiedono un loro fascino, ma non posso nascondere che la stella a otto punte, oltre al fascino racchiuso nel suo significato, mi da l’idea di mistero. Si tratta di uno dei simboli più raffigurati sui tappeti orientali, addirittura si può affermare che ci sia una sorta di ossessione in relazione alla sua presenza sui tappeti. Ovviamente la figura viene disegnata in vari modi: geometrica , floreale, stilizzata, ma sempre e comunque a otto punte.
Sin dagli albori della storia dell’umanità, questo emblema è stato tramandato tra i popoli ed ognuno di essi lo ha reinterpretato secondo le proprie usanze e il proprio tessuto sociale. L’unico punto in comune è legato alla sacralità insita nella stella a otto punte: era ben presente nella simbologia dei babilonesi prima e dei greci poi, sino ai culti religiosi monoteisti cristiano e musulmano. Probabilmente è proprio per questo che l’ho scelto come logo della mia attività e vorrei spendere qualche parola in più su di esso.

1) La bellezza del cielo ha influenzato le culture e le filosofie di tutto l’umanità fin dall’antichità. Il mondo celeste ha alimentato la fantasia dei primi nuclei umani che consideravano il cielo come la sede di poteri superiori (il regno dei dei) ed erano convinti che i cambiamenti climatici fossero castighi divini, fino alla nostra cultura che dal cielo trae l’ispirazione romantica. I babilonesi furono tra le prime civiltà a dedicarsi allo studio del cielo. Le loro osservazioni risalgono al terzo millennio A.C. Attraverso i documenti rimasti, possiamo conoscere l’esito dei loro studi, sia sotto il profilo religioso che mitologico astrale.
La tavoletta Kudurra, risalente al 1530-1160 A.C, costituisce una testimonianza straordinariamente illuminante sulle conoscenze del cielo dei babilonesi. Oltre al sole e alla luna, la stella polare era l’astro più visibile a partire dalle prime ore del mattino sino a prima del tramonto. Per questo motivo i Sumeri associavano questo fenomeno astrologico a divinità femminili come Ishtar, corrispondente ad altre figure sacre femminili quali Iside, Afrodite, Astarthe. Questo credo era diffuso in tutta l’area della Mesopotamia. Inoltre i Sumeri credevano che questa stella seguisse un ciclo che tradotto nei nostri parametri si calcola in otto anni. Analizzando la scrittura si desume che i Sumeri credevano che il mondo ruotasse attorno alla stella polare, astro che chiamavano Il dio.  

I greci la ribattezzarono invece Venere per la sua brillantezza. La stella polare da sempre ha rappresentato la bussola per i pastori, i montanari, i navigatori e per tutti coloro che dovevano spostarsi di notte. Pertanto si può immaginare l’importanza che questo astro ha rivestito per migliaia di anni nella vita dei popoli. Una stella che orienta la gente diviene il centro del mondo.

2) Camminare a ritroso nel corridoio del tempo, dove i fenomeni naturali accrescono il proprio i significato tanto che la loro influenza è forte anche nella nostra vita quotidiana. Questo percorso ci conduce ad una sosta meritata per narrare di un personaggio il cui pensiero rappresenta tuttora un faro per l’umanità. Si tratta del celebre filosofo greco Platone.  

Platone nacque ad Atene (428-347); la sua scuola di pensiero ha influenzato i filosofi e gli intellettuali di tutti i tempi finanche le religioni. Per comprendere meglio l’influsso di Platone sulla civiltà persiana vorrei sottolineare che durante il regno di Harun-al-rashid (763-809), il quinto califfato della dinastia Abbaside, si era verificata un’apertura verso il mondo occidentale. Questo permise la traduzione dei libri dei grandi filosofi ateniesi quali Platone ed Aristotele, e il loro pensiero rivoluzionò la scuola dei filosofi persiani (l’influenza dei greci è percepibile perfino nella scuola mistica del Sufismo).
Platone sostiene che la creazione del mondo si basa sui numeri e sulle forme geometriche. Ciò che ci circonda non è altro che l’ombra e il riflesso della verità divina. In realtà tutta la natura è il risultato di una perfetta combinazione matematica. Il filosofo spiega nel “Timeo”, scritto intorno al 360 A.C, che la divinità si rispecchia sulla terra attraverso l’armonia che lega i numeri e le forme geometriche. Il pensatore greco definisce l’universo sulla base di tre forme geometriche:

1) Il triangolo equilatero che rappresenta la trinità.

2) Il quadrato che è l’immagine della materia, ossia ciò che è destinato a deteriorarsi e a perire. L’uomo è la raffigurazione della materia in quanto essere finito e mortale.

3) Il cerchio che simboleggia Dio ed è l’emblema dell’infinito.

4) Dall’intreccio tra il quadrato (l’uomo – il finito) e il cerchio (Dio – l’infinito) vale a dire l’incrocia tra il finito e l’infinito nasce la figura dell’OTTAGONO, la forma geometrica del divino.

Dopo la definizione di Platone, risalente al tempo in cui la religione era quella pagana, popolata da dei talvolta saggi ed equanimi, altre volte profondamente ingiusti e capricciosi, il mondo si confrontò con una nuova religione, nata dagli insegnamenti di Gesù il Nazareno, il cristianesimo. Il cristianesimo nacque nell’area in cui era ben vivo il pensiero ebraico e romano alimentato per secoli dai grandi pensatori occidentali (greci e romani), ma subì anche una forte influenza dalla filosofia orientale. Nel pensiero di Sant’Ambrogio, uno dei primi teologi cristiani, forti sono le influenze del contesto culturale in cui nacque la nuova confessione religiosa. Ancora una volta il mondo si confrontava con un nuova visione dell’universo, non più pagana, ma delineata dal pensiero che si sviluppò nell’ambito di un culto monoteista. Sant’Ambrogio definiva così il ciclo della creazione dell’universo:
Dio ha creato l’universo in sei giorni, durante il settimo giorno si riposa, mentre nell’ottavo giorno (octavus dies) il sole sarebbe sorto senza mai tramontare. L’umanità vivrà e godrà della luce divina per sempre.
Per varie motivazioni storiche e sacre si può capire perché nelle chiese, nelle abazie, nei monasteri e nelle moschee sono sempre presenti le stelle a otto punte. Un sacramento come il Battesimo, il primo dei sette a fondamento della religione cristiana, data la sua importanza, viene compiuto in un luogo ricco di misticismo ed è per questo che i battisteri hanno forma ottagonale.
L’ Islam nacque in Mesopotamia e di conseguenza ereditò molto dalla cultura pagana, le cui divinità appartenevano al mondo celeste, ma anche a quello terrestre in quanto personificate da animali. L’usanza di pregare e di rispettare gli dei sicuramente venne tramandata agli arabi che però con l’avvento della religione mussulmana, svilupparono un nuovo modo di guardare il mondo e l’universo. Suppongo che i popoli pagani divinizzassero le stelle così come gli animali in quanto simboli vicini alla loro quotidianità. Da questo derivava la loro visione del sacro e la trasformazione in esseri divini degli astri e delle creature terresti alle quali riconoscevano caratteristiche soprannaturali. Le nuove religioni (cristiana e musulmana) proposero invece una visione del tutto diversa del sacro. Gli adepti credevano in un Dio onnipotente; ciò nonostante alcuni simboli erano profondamente radicati nel tessuto sociale dei popoli (come la stella a otto punte) e per questo vennero ricercati dei significati distanti dal mondo pagano e più conformi al nuovo credo.
Quindi i medesimi simboli, ben noti fin dai tempi del paganesimo, si incontrano anche nell’ambito della cultura cristiana e mussulmana, ovviamente con accezioni ben diverse.

Nella religione islamica la stella a otto punte riveste una grandissima importanza in quanto:

1) Si riferisce alla forma dalla Mecca ( la casa di Dio secondo i musulmani) che è quadrata e secondo gli islamici la stella di otto punte non è altro che l’intreccio i due quadrati. Il quadrato ed in particolare il numero 4 è un numero denso di significati importanti nella cultura islamica.
2) La sua posizione può fungere da indicatore della corretta direzione da seguire per giungere alla Mecca per i carovanieri nel deserto .
3) Uno dei simboli della stella nella zona della Mesopotamia era la luce, tramandato anche all’Islam. Per tutti le religioni la luce rappresenta la verità divina, Dio.
4) La diffusione della stella nella vita dei musulmani è talmente importante da ribattezzarla:
setare mohamadi (stella di Maometto)
La presenza fin dall’antichità della stella in ambito artistico (sugli oggetti come i tappeti, i piatti, i vasi, le porcellane ma anche sulle opere architettoniche quali le moschee, i palazzi, le corti), ci permette di comprendere quanto sia importante questo simbolo.

L’elemento che mi sorprende sempre è constatare quanto sia radicato questo simbolo in culture molto differenti tra di loro. A partire dai Babilonesi, popolo pagano, sino ai popoli di religione monoteista, gli uomini hanno continuato a riflettere su questo simbolo straordinario che è la stella a otto punte.

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